Le opinioni espresse sui social sono in vendita. Tutti noi possiamo diventare influencer, costruirci un pubblico, e poi mettere all’asta la nostra reputazione, per promuovere vestiti, ristoranti, cosmetici o magari un partito politico. Se diventa impossibile distinguere contenuti autentici e spontanei da pubblicità e propaganda, il nostro spazio pubblico digitale è a rischio. Quando pochi individui possono indirizzare milioni di follower là dove richiesto dal committente, anche la democrazia viene messa in discussione. I social network, nati per la condivisione, sono in realtà aziende pubblicitarie che possono trasformarsi in piattaforme di manipolazione di massa, a beneficio di aziende e governi. Questo non è un libro contro gli influencer, ma l’analisi di una trasformazione che ridefinisce le nostre interazioni, digitali e non solo. L’unico modo per sfruttarne le potenzialità e ridurre i rischi è che gli utenti siano consapevoli di come funziona il sistema degli influencer.


 

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